Breve storia dell’istruzione in Garfagnana nel XIX° secolo

on 13 agosto 2012 in Il Giornale di Castelnuovo

E’ NELLE EDICOLE IL NUOVO NUMERO LUGLIO-AGOSTO DEL GIORNALE DI CASTELNUOVO.

QUESTO IL NOSTRO ARTICOLO DEL NUMERO PASSATO.

Castelnuovo 3 Giunio 1829

Confesso io  sotto segnato con croce per non sapere scrivere di  avere ricevuto dal Sig. Angelo Mariani presidente della fabbriceria di Torrite la somma di paoli 13 dico tredici per otto pietre da ferrata per uso del Campo Santo di Torrite suddetto, in fede

Cro+ce di Giuseppe Tortelli, ed io Francesco Guerrazzi scrissi di commissione

L’istruzione in Garfagnana nel XIX° secolo

Fino alle prime forme di industrializzazione, l’economia prevalente della Valle del Serchio era rappresentata dall’agricoltura e dalla pastorizia. Una società con queste caratteristiche vede l’istruzione prerogativa delle classi più abbienti: le spese per il  mantenimento agli studi e la localizzazione delle scuole, inducono i bassi strati della popolazione, specialmente, quella delle zone più periferiche, all’abbandono scolastico. La conseguenza diretta è l’altissima percentuale di analfabeti presenti sul territorio. La scuola, oltre a rappresentare un esborso non sostenibile per molte famiglie, era vista come una inutile perdita di tempo, specialmente nel periodo di massima attività del mondo contadino, dove, nell’economia familiare, era fondamentale avere a disposizione tutta la forza lavoro. I giovani, venivano avviati in quella che possiamo definire la scuola della vita: le ragazze nelle faccende domestiche, i ragazzi nei lavori manuali, erano infatti questa le sole materie che garantivano il sostentamento familiare nell’immediato. In questa epoca, è frequente imbattersi in ricevute di pagamento, per lavori eseguiti dalla bassa manovalanza, con la dicitura: “firma con la croce per non saper ne leggere ne scrivere”. La scomparsa graduale del mondo contadino, non più in grado di garantire un sostentamento adeguato in una società sempre più improntata sul capitalismo, la consapevolezza che un minimo di istruzione rappresentava la salvaguardia dei propri diritti, una politica scolastica adeguata, riusciranno, con il tempo, a cambiare questa mentalità. Alla debolezza della scuola di base, si univano le problematiche dell’istruzione secondaria. Di quest’ultimo problema, nell’immediato post-unità d’Italia, se ne fa portavoce Raffaello Raffaelli, in una lettera al Sindaco di Castelnuovo, puntando proprio sulla deficitaria politica scolastica del nuovo Regno.

All’Onorevole Signore Avv. Emidio Coli  Sindaco del Comune di Castelnovo

Dopo che gli Elettori di codesto Comune, con numerosi suffragi, onorandomi della loro fiducia, vollero chiamarmi a far parte del Consiglio Comunale di Castelnovo, compreso dalla più sincera riconoscenza verso i medesimi, divisai impiegare la povera opera mia in tutto quello che potesse tornare vantaggioso al Comune medesimo. Il primo pensiero pertanto si rivolse alla pubblica istruzione, da poiché si strazia il cuore di chi abbia carità di patria nel considerare lo stato di avvilimento in cui è caduto in nostro povero paese sotto questo rapporto. La Garfagnana  può veramente rammentare con orgoglio i tempi passati, nei quali dalle sue scuole uscirono giovani che ben presto resero illustri i nomi loro nelle lettere e nelle scienze, che si distinsero coprendo cariche insigni in ogni ramo della magistratura, e rendendo ottimi servigi alla patria. Ma purtroppo in oggi ha ben ragione di addolorarsi e di muover lagnanza, vedendo come poco dopo la costituzione del Regno d’Italia, ad onta di tante belle speranze le siano stati tolti persino tutti quei mezzi d’istruzione che possedeva da oltre un secolo, e trovisi ridotta alle più deplorevoli condizioni. Per verità è oltremodo affliggente ed umiliante vedere un Circondario, che conta ben quarantamila abitanti, mancante di scuole persino ginnasiali, costretto a mandare in lontane città i suoi figliuoli, ancor tenerissimi, per avviarli nella carriera delle lettere e delle scienze, con gravi sacrifizi di cuore e di danaro. Questo lacrimevole stato di cose fa instituire ogni giorno dalle nostre popolazioni amari confronti fra il presente ed il passato, ripetendosi il detto del Guerrazzi “si stava meglio quando si stava peggio”, e fa deplorare che, mentre ovunque si parla d’istruzione, di progresso e di lumi, non abbiasi di fatto in questi paesi che regresso e ignoranza per mancanza di scuole rimaste senza i fondi che lor davano vita. Il perché ho creduto far cosa utile, compilando una breve istoria dell’insegnamento che si aveva in Castelnovo sotto tutti i passati governi, e di cui fummo privati dopo il 1860. Da questa chiaramente apparisce che la Garfagnana acquistò dei diritti, di cui la tutela spetta specialmente al Municipio del Capoluogo, come quegli che più da vicino risentiva i vantaggi del pubblico insegnamento, ed ora sopporta tutte le conseguenze funeste della mancanza di ogni istruzione. È quindi a Lei, onorevole sig. Sindaco, che io sottopongo questo meschino lavoro, come un omaggio dell’alta stima che le professo. Ho ferma fiducia che vorrà prendere a cuore questa gravissima quistione, vitale per la povera Garfagnana, e che, mercè l’energiche sue premure, potremo vederla risoluta presto, favorevolmente e con generale vantaggio. Allora ci feliciteremo a vicenda, paghi entrambi di aver contribuito al bene del nostro paese. In questa dolce speranza ho l’onore, egregio sig. Sindaco, di protestarmi con sentimenti di stima, e considerazione distinta

Della V.S.I.

Fosciandora 14 novembre 1872                Dev. Servitore Raffaello Raffaelli Consigliere Provinciale

Il Raffaelli allega alla presente lettera un breve testo, dal quale si evince che nel XVIII° secolo, durante il periodo Estense, a Castelnuovo, esistevano un Ginnasio e un Liceo, che permettevano di conseguire una specializzazione in studi classici e filosofici, citando tra gli autorevoli insegnanti, il professore di filosofia, Dott. Domenico Pacchi, scrittore a tutti noto per essere l’autore delle “Ricerche istoriche sulla Provincia di Garfagnana” pubblicate a Modena nel 1785. Istituzioni che furono mantenute anche dopo la Rivoluzione Francese, ai tempi di Napoleone, nel breve periodo in cui la Garfagnana fu unita al Principato Lucchese. Alla caduta di Napoleone, con la restaurazione del Ducato di Modena, lo stesso Duca, nel 1821 si riconosceva: persuaso che quanto più è larga e ben intesa la istruzione di un popolo, tanto più si progredisce nella morigeratezza e nella civiltà; e per tal guisa riconosceva quel vero che un Deputato diceva alla Camera Subalpina “quello che spendete o signori nella istruzione, lo risparmierete nelle carceri”. Proprio per questo, in un chirografo diretto al Governatore della Garfagnana, il Duca accenna l’intenzione di voler erigere anche un Seminario nel Capoluogo. Un successivo Regio Decreto del 4 novembre 1826, infatti, stabiliva la fondazione del seminario e gli assegnava una dote di L.80.000; la solenne apertura  avvenne il 27 novembre 1826, con 24 Convittori. Il Raffaelli conclude la sua riflessione evidenziando alcuni aspetti fondamentali; La Garfagnana ebbe sempre, anche in tempi che oggi da molti diconsi di oscurantismo e di tirannia, un Ginnasio e un Liceo, dove insegnavasi quanto accorreva per passare direttamente agli studi universitari. I professori del Liceo dopo il 1821 furono direttamente eletti dal Sovrano, ed i loro onorarj stavano a carico dello Stato. Il Seminario fu eretto dal Duca per migliorare le condizioni della pubblica istruzione nella nostra Provincia, l’istruzione che vi si dispensava fu sempre diretta dalla Commissione Provinciale e dalla Autorità Governativa, senza ingerimento veruno dell’ecclesiastica; alle scuole di questo Convitto si educarono tanti giovani eziandio dei paesi limitrofi e tutti i nostri che annualmente superavano il numero di 100, molti de’ quali onorarono, ed onorano ancora  la Garfagnana. La Garfagnana sempre ferace di tanti belli e sveglianti ingegni abbia , viva Dio; il conforto di veder rifiorire nel suo Capoluogo un istituto dove s’istruisca nelle lettere la sua gioventù; e non sia costretta a mandare i suoi figli in altre città, con sacrifizi enormi per le famiglie, che regger non potendo a sì grandi spese preferiscono il più delle volte abbandonare all’ozio tanti ingegni, che coltivati formerebbero il lustro, il decoro e il vantaggio della Patria. Se il Governo non può per motivo delle leggi che regolano l’istruzione secondaria, aprire a Castelnovo un Liceo, come fu fatto nel 1860 dal Dittatore Farini, cui non isfuggì il nostro diritto, ne restituisca i beni appressi dal Demanio, allora il nostro Circondario penserà da se solo a fondare degl’istituti, affinché la Garfagnana torni in possesso di quello che legalmente e giuridicamente le appartiene, per dar vita e sviluppo ai principali fattori della civiltà e del progresso, i buoni studi.

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