Archive for the ‘Vittorini Umberto’ Category


Importanti visitatori al Museo del Quarto Platano a Villa Bertelli

on 2 agosto 2024 in Vittorini Umberto Commenti disabilitati su Importanti visitatori al Museo del Quarto Platano a Villa Bertelli

Un Barghigiano a Forte dei Marmi. La mostra al MUG di Vittoria Apuana del mese di giugno, e la presenza di Vittorini nella raccolta del Museo di Villa Bertelli, sono “memoria viva” del fecondo rapporto tra l’artista e la Versilia. Nel tempo, si era persa traccia di questi legami, per questo l’opera di recupero, consentirà di approfondire aspetti non ancora sufficientemente indagati. Queste foto di Barby Ba, raccontano il primo mese di vita del Museo d’Arte Moderna del Quarto Platano, a Villa Bertelli, di Forte dei Marmi. Rivelano solo in parte il grande lavoro, di anni, necessario per la sua realizzazione. Recentemente l’architetto Jacopo Muzio, ne ha illustrato a grandi linee la filosofia e la metodologia di realizzazione. Importanti collaborazioni e un grande team, hanno portato a compimento questo progetto, tutt’altro che scontato. Persone comuni e personaggi pubblici hanno espresso il loro apprezzamento per il risultato ottenuto con la creazione di questa raccolta di grandi artisti del Novecento, che esprimono al meglio un territorio, ma allo stesso tempo superano, per la loro importanza, la dimensione locale. Per puro campanilismo, proponiamo in rassegna le immagini dove è visibile il quadro di Vittorini “Spiaggia a Vittoria Apuana-Bagno Capri” del 1963 (insieme a un ritratto di Carena e un paesaggio di Soffici). Dal Sindaco di Forte dei Marmi Bruno Murzi, Eike Schmidt già Direttore degli Uffizi e ora del Museo di Capodimonte, Guglielmo Giovannelli Marconi come facilmente intuibile dal nome nipote di Guglielmo Marconi, Il Direttore di “Oggi” Andrea Biavardi e la giornalista de “Le Iene” Alice Martinelli, Patrizia Groppelli, il giornalista e scrittore Marcello Veneziani, Elena Anna Rita Martinelli della Fondazione Catarsini e Gloria Chiarini, Vittorio Sgarbi. A fare gli onori di casa Ermindo Tucci Presidente della Fondazione Villa Bertelli.

Mostra al MUG di Vittoria Apuana

on 8 luglio 2024 in Vittorini Umberto Commenti disabilitati su Mostra al MUG di Vittoria Apuana

Ieri si è conclusa la mostra ” Umberto Vittorini e Ugo Guidi: dialoghi d’arte a Vittoria Apuana” , al MUG di via Civitali 33.

Una bella memoria di una consolidata amicizia, condivisa con molti altri artisti, che frequentavano Vittoria Apuana nel secondo dopoguerra.

Una piccola selezione di opere , metteva in relazione la produzione artistica dei due.

Piccolo esempio “le maternità” o i “Buoi” di Guidi con il “Torello” di Vittorini.

Molte sono le affinità caratteriali e di approccio ad un arte libera da condizionamenti.

La partecipazione diretta del figlio Vittorio Guidi, alle frequentazioni del padre con altri artisti, fornisce poi una serie di informazioni utili anche alla biografia di Vittorini, così deficitaria di documentazione, che negli anni si basata esclusivamente su ritagli di giornale o testi pieni di refusi legati a trascrizioni d’informazioni orali tramandate, ma non confutate con la realtà degli avvenimenti.

La casa MUSEO UGO GUIDI , rappresenta un qualcosa di veramente particolare. Riesce a fare convivere la memoria e la contemporaneità, attraverso le numerose mostre che vi si tengono.

Un luogo da conoscere e valorizzare. Per gli aggiornamenti degli eventi in corso vi rimando alla pagina facebook dedicata, costantemente aggiornata.

Per me è stata una bellissima esperienza, fonte di arricchimento culturale e di conoscenza di una bellissima realtà.

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Il Museo d’Arte Moderna del Quarto Platano

on 29 giugno 2024 in Vittorini Umberto Commenti disabilitati su Il Museo d’Arte Moderna del Quarto Platano

Roberto Vecchioni, cantava “sogna, ragazzo sogna”, un inno a non arrendersi, credere e perseguire le cose importanti della vita. Anche se non sono più un ragazzo, venire immortalati con il Presidente della Fondazione Villa Bertelli, i vertici di Fondazione Corrente di Milano, gli eredi di grandi Maestri del Novecento, Treccani, Carrà, Carena, Guidi, Catarsini e altri, o collezionisti, che come me, hanno creduto nel progetto del Museo d’arte moderna del Quarto Platano di Forte dei Marmi, ha la stessa valenza (foto Barbara Cardini). Una foto storica, perché segna la nascita di un nuovo museo. Un ulteriore tappa, nella “missione” di valorizzazione e promozione di Umberto Vittorini, che vede il “nostro” accanto ad altri 31 artisti, che sono la massima espressione dell’arte del secolo scorso, come Borgianni, Campigli, Carena, Carrà, Carrol, Cassinari, Catarsini, Conti, Dazzi, De Chirico, De Grada, Dova, Funi, Guidi, Guttuso, Maccari, Marcucci, Marini, Manzù, Messina, Migneco, Montale, Moore, Mattioli, Rosai, Savinio, Soffici, Tirinnanzi, Tosi, Treccani, Viani, e Vittorini appunto.

Vittorini, è affiancato ad un opera di Felice Carena, perché il quadro che ho concesso in comodato, in qualche modo vi si lega, essendo una visione del Bagno Capri di Vittoria Apuana, per moltissimi anni gestito da sua moglie Mariuccia Chessa, luogo di ritrovo degli artisti nel secondo dopoguerra.

La degna conclusione, di un percorso, nato da alcune foto di Vittorini del 1965, fatte a Forte dei Marmi, una parte gentilmente donata alla nostra mostra permanente, che si trovano nell’Archivio Gambassi-Pensa di Busto Arsizio, persone legate da una parentela diretta con l’artista.

Il luogo delle foto è stato identificato proprio nel Bagno Capri. In alcune, vi è Vittorini insieme all’amico Achille Funi o alla proprietaria Mariuccia. Questa preziosa informazione, la devo alla nipote Giovanna Delfini, che in concomitanza della mostra “Umberto Vittorini nelle collezioni private, Tradizione e modernità di un Maestro del Novecento”, promossa e realizzata dalla Fondazione Ricci di Barga, aveva postato su internet alcune immagini, proprio per il legame tra l’artista e il Bagno suddetto.

Quando da Roma mi è stato segnalato un quadro, dal titolo, “spiaggia a Vittoria Apuana”, ho sfruttato l’importante contatto, per avere conferma della corrispondenza con il “Capri”.

Pura, casualità, ma da quando mi occupo esclusivamente di Vittorini, cominciano ad essere troppe, in quei giorni veniva presentato il progetto per il futuro museo permanente di Villa Bertelli, con accluso appello ai collezionisti di avanzare proposte di artisti legati al territorio.

Mi sono bastate poche righe, scambiate con il Presidente della Fondazione Villa Bertelli, Ermindo Tucci, per aderire a questa importante realtà, forte di un comitato scientifico di assoluto valore, e la precisa volontà di non seguire mode o mercato, ma esporre artisti con una “storia artistica di rilievo”.

Il mio auspicio, è che questo quadro, evochi in qualcuno la curiosità di mettere nero su bianco, una vicenda poco conosciuta, di una “piccola comunità di artisti” che vi si radunava, e che merita di essere tramandata alle nuove generazioni.

Con l’inaugurazione del Museo d’arte moderna del Quarto platano, avvenuta il 28 giugno, si apre non solo agli amanti dell’arte in generale, ma anche della storia di Forte dei Marmi, una occasione imperdibile d’arricchimento culturale, visitabile secondo le modalità che trovate anche sul sito www.villabertelli.it

Ma non è tutto, approfondendo le vicende di Vittoria Apuana del secondo dopoguerra, abbiamo riscoperto anche la frequentazione di Vittorini con lo scultore Ugo Guidi, legata anch’essa alla comune amicizia con Achille Funi, Ernesto Treccani e altri.

È prorogata fino al 5 luglio, la mostra “Umberto Vittorini e Ugo Guidi – Dialoghi d’arte a Vittoria Apuana, visitabile alla Casa Museo Ugo Guidi, di Via Civitali 33, prenotandosi al numero 3483020538.

Un luogo unico, ricchissimo di opere, fermo nel tempo alla fine degli anni settanta, in cui attraverso le sapienti parole dell’amico Vittorio Guidi, figlio dello scultore, respirare, rivivere quei mitici anni sessanta /settanta, e immedesimarsi nei numerosi artisti che l’hanno frequentato, attraverso storie e aneddoti che non si ritrovano nei testi.

Concludo questa riflessione, rispondendo a coloro che si sono interrogati sul perché, invece del mio nome, che mi darebbe maggiore visibilità, faccio indicare Collezione Vittorini Barga.

Sono diversi i motivi: uno è una sorta di omaggio alla mia città e all’artista, che ha sempre manifestato con fierezza e orgoglio le sue origini Barghigiane.

Ricordiamoci che nel 1974, la Comunità volle tributargli quegli onori, che come scrisse Bruno Sereni, prima di lui erano stati concessi solo a Giovanni Pascoli.

Due, è da Barga, e precisamente dalla mostra del 2016, che è partita la riscoperta dell’artista, e a Barga, esiste la prima mostra permanente espressamente dedicata a Vittorini.

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Vittorini Umberto

on 16 aprile 2023 in Vittorini Umberto Commenti disabilitati su Vittorini Umberto

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Inaugurazione mostra permanente

on 29 marzo 2023 in Eventi, Umberto Vittorini Collezione, Vittorini Umberto Commenti disabilitati su Inaugurazione mostra permanente

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Inaugurata la mostra permanete dedicata a Vittorini

on 27 marzo 2023 in Umberto Vittorini Collezione, Vittorini Umberto Commenti disabilitati su Inaugurata la mostra permanete dedicata a Vittorini

Finalmente è stata inaugurata la mostra permanete dedicata a Vittorini,  a Barga, in Via dell’acquedotto n°3. Si può visitare gratuitamente, il sabato 10-12 e la domenica 15.30-18, previa prenotazione obbligatoria ( per motivi di lavoro ) via mail a : [email protected]

 

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PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA PERMANENTE: Ci rende orgogliosi il fatto che, a Barga, la sua città natale, si sia realizzato, questo progetto, che può vantare l’importante patrocinio del Comune di Barga e della Fondazione Ricci ETS, atto a valorizzare e a restituire la sua centralità a un grande Maestro del Novecento.
Nell’attuale percorso espositivo vi sono circa 90 opere di Vittorini, divise in disegni grandi e piccoli, grafica, acqueforti e dipinti.
Il tutto integrato con grafiche degli amici: Lorenzo Viani, Moses Levy, Alberto Magri, Adolfo Balduini, Benvenuto Benvenuti e una scultura di Italo Campagnoli.
Non esiste qualcosa di simile a livello pubblico, in quanto Vittorini è relegato principalmente nelle collezioni private.
Con l’eccezione di Palazzo Blu e del Museo della grafica a Pisa, in molti musei, Vittorini è presente esclusivamente con dei ritratti o autoritratti, o una acqueforte.
Troppo poco per un artista del quale anche la biografia, per la difficile reperibilità di fonti documentarie, specialmente in riferimento agli anni degli esordi, risulta in parte incompleta.
Questo anche perche Vittorini era molto riservato riguardo alla sua arte, lasciava che fossero le sue opere a parlare per lui, e non ha lasciato nessuna memoria scritta.
Non dimentichiamo che la sua prima, e alquanto sintetica monografia, risale al 1957, dopo quasi mezzo secolo d’attività.
Alcuni critici, hanno delineato alcuni suoi periodi artistici, differenziandoli in “Pisano” e “Milanese”.
Negli anni ’70, ci fu una “gara” tra Pisa e Barga per rivendicarne le origini, in una sorta di campanilismo artistico.
Una risposta chiara e univoca, la troviamo nelle sue disposizioni testamentarie.
Se è giusto rivendicarne le origini, definirlo solo con Barghigiano, Pisano o Milanese, è riduttivo, perché essendo un personaggio che entra di diritto tra i protagonisti dell’arte del novecento appartiene a tutti.
Sommariamente, l’esposizione, in questo allestimento, si apre con una sezione di grafica, con dei piccoli disegni provenienti da taccuini che Vittorini utilizzava come primo passo per la realizzazione di molte sue opere.
Non può mancare la serie del 1914, dedicata “ai mulini”, caratteristici della Corsonna, la Valle in cui è nato.
Seguono altri disegni, con due opere altrettanto importanti perché evidenziano, come Vittorini, per realizzare le sue incisioni, partiva da un disegno preparatorio.
Ecco allora “Il Duomo di Pisa” e “Meati” che si collocano agli inizi degli anni Venti.
Dopo queste opere di grafica, passiamo alla pittura e agli anni Venti.
Questa sezione vede Pisa protagonista, la città dove la famiglia Vittorini, verso la fine dell’ottocento, aveva spostato la sua residenza e dove Umberto frequenterà le scuole che lo formeranno e gli consentiranno di accedere allo studio di Edoardo Gordigiani.
Prima di rientrare in Italia,e stabilirsi per alcuni anni a Pisa, Gordigiani aveva maturato importanti esperienze all’estero.
Aveva esposto con successo negli Stati Uniti (tra le opere di questo periodo ricordiamo il ritratto a Eleonora Duse) e il pittore Alfredo Muller, amico di famiglia, lo aveva accompagnato in Francia alla scoperta dalla poetica degli impressionisti e, soprattutto, della pittura di Cèzanne.
Durante i suoi soggiorni parigini ebbe modo di conoscere personalmente gli impressionisti francesi e tra questi Cézanne, Renoir e Toulouse-Lautrec.
Gordigiani, con il suo stile di vita, le sue frequentazioni, sicuramente affascinò il giovane Vittorini.
Il loro fu però un legame diverso dal classico maestro-allievo.
Un rapporto, come scrisse il critico Biasion, nato in maniera casuale, figlio della richiesta al direttore della scuola industriale di Pisa, di un allievo.
È la scuola che gli segnala Umberto Vittorini a creare i presupposti di questa frequentazione.
Gordigiani, lasciando libero arbitrio al Vittorini di esercitare la sua arte, non ne condiziona le inclinazioni. Infatti in molti, proprio per questo, mettono in dubbio questo alunnato, che sotto certi aspetti assume una forma rivisitata di mecenatismo.
Gordigiani introduce l’allievo nel mondo dell’arte, ne condivide e supporta le prime esperienze artistiche, dove necessariamente Vittorini deve essere valutato dalla giuria d’accettazione degli eventi più importanti, per non avere ancora maturato gli accrediti necessari.
Vittorini negli anni della formazione, anche attraverso il pittore Edoardo Gordigiani, ha avuto il privilegio di conoscere personalità di spicco della cultura italiana e mondiale, Pascoli, Puccini, la Duse, D’Annunzio insieme ad altri artisti e letterati.
Il primo quadro (Cipressi alla Gamberaia – Settignano) del 1927, ci riporta proprio a questo periodo. È un ricordo delle visite a Gordigiani, che nel frattempo si era trasferito a Firenze dove aveva aperto uno studio, e di Muller che risiedeva in una villa a Settignano.
Segue, tutta una serie di opere, sempre anni Venti, dedicate a Pisa , per arrivare all’ultima Festa sull’Arno del 1923 dove l’artista, sperimenta opere concepite in un momento di fervida e intensa creatività, che culminerà con Donne e Putti nel giardino, l’opera segnalata come “composizione liricamente animosa, originalissima”, con cui fece il suo esordio alla Biennale di Venezia del 1924, di cui possiamo vedere in collezione un disegno preparatorio.
Altra opera importante è Festa in campagna degli anni Venti.
Ne esiste una versione leggermente più grande, confluita nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, datata 1922, che porta per noi l’affascinate titolo di “Fiera di Barga”, alla quale l’artista si può essere ispirato ma che ha poi realizzato lasciandosi trasportare dalla fantasia.
Arriviamo poi agli anni Trenta e il trasferimento a Milano, cambiano le luci e i colori, spesso il tempo e gli impegni all’Accademia di Brera, dove Vittorini è assistente di Carrà alla cattedra di pittura, non consentono quel costante contatto con la natura al quale Vittorini era abituato.
Vittorini si dedica allora con più frequenza alla natura morta, e al ritratto.
Inizia così una lunga serie di autoritratti e ritratti di Vittorina, figure riprese con una costanza di studio e d’amore che ha rari precedenti e nessun riscontro tra i pittori italiani a lui contemporanei Non a caso un critico titolò il suo articolo, “due volti mille ritratti”, una sequela che contraddistingue i due personaggi lungo tutta la loro esistenza, evidenziandone in qualche modo i momenti lieti e quelli tristi.
In questa sezione, abbiamo importanti opere, come “Figura di profilo”, esposta alla Galleria del Milione, di Milano, nel 1944, che ci riporta al periodo quando Vittorina venne arrestata e deportata a Bergen Belsen, lo stesso campo dove trovò la morte Anna Frank.
Vittorini, in segno di protesta espose, in una Milano occupata da tedeschi e fascisti, numerosi quadri dedicati alla moglie deportata.
“Donna che lavora” del 1932, è una delle venti opere presenti nel 1955, alla terza esposizione degli artisti d’Italia a Milano, a Palazzo Reale.
In quella occasione a Vittorini venne concessa una intera sala per esporre i sui quadri.
Questa opera è stata anche di ispirazione per la realizzazione di un quadro, che non a caso riporta lo stesso titolo, ovviamente rivisitato sulla base delle maturate esperienze, che Vittorini realizzò per la Collezione Verzocchi, sul tema del lavoro, che venne esposta alla Biennale di Venezia del 1950.
Altra opera da segnalare, è l’autoritratto esposto alla seconda quadriennale di Roma del 1935.
Abbiamo poi una sezione grafica dedicata alla Grande Guerra, con opere facilmente riconducibili per la presenza di soldati, altre legate ai luoghi di guerra, paesaggi o persone, che se non fosse per l’indicazione geografica, nulla li farebbe ricollegare a questo contesto.
Sono tutti disegni che il Vittorini soldato, aveva realizzato su degli album che teneva sempre con sé.
Un periodo, raccontato anche da Lorenzo Viani, che ne aveva condiviso gli ultimi mesi di guerra sugli Altipiani di Asiago, in una sua recensione su Vittorini.
Segue poi una sezione di grafica, con paesaggi cari a Vittorini, e con un disegno esposto nella antologica, al museo nazionale di S Matteo a Pisa, nella sezione “Evocazioni Pascoliane”.
Non poteva mancare la sezione dedicata alle acqueforti, un’arte che permise a Vittorini, negli Venti, di essere inserito in un testo che raccoglieva tutti i maggiori acquafortisti contemporanei. L’abbandono di questa tecnica ne ha poi determinato in parte l’oblio, la sua riscoperta, a partire da fine anni Sessanta, ha dovuto però attendere il 2016, con la mostra tenuta a Barga, “Umberto Vittorini nelle Collezioni private”, per vedere riconosciuta una sua dimensione non secondaria alla pittura.
In questa sezione, è presente l’opera “Foce del Cinquale”, frutto della donazione fatta, diversi anni fa, dalla signora Clementina Sganzini, colei che ha aperto la strada della Magistratura alle donne in Svizzera.
Di questa raccolta vengono messe in evidenza, “ritorno all’ovile”, quella che lui stesso indica come la prima opera stampata, e le due tipologie di “Profughi”, una acquistata, nel 1932, dal Re Vittorio Emanuele III e oggi inventariata nel patrimonio artistico del Quirinale a Roma, e l’altra, la più conosciuta, donata da Vittorini nel 1955, al Museo dell’olocausto in Israele, come memoria delle tragiche vicende familiari della seconda guerra mondiale.
Questo percorso espositivo si conclude con la pittura del secondo dopoguerra, con un interessante studio anni Settanta, in cui Vittorini ripropone un tema degli anni Venti, e una “deposizione”, che come altre del periodo, non è caratterizzata da avere sullo sfondo la Terra Santa, ma un paesaggio riconducibile all’amata Valle de Serchio.
Una sorta di testamento, in cui Vittorini ci dice, nel suo linguaggio più consono, quale luogo ha scelto per la sua ultima dimora.
Tutte le sezioni, sono accompagnate, da pannelli descrittivi gentilmente donati dalla Fondazione Ricci ETS.
La collezione vuole rappresentare il lungo percorso di Vittorini nell’arte del Novecento, presentandocelo come un artista veramente autentico, in una esistenza totalmente spesa per i suoi grandi amori: la moglie Vittorina, compagna e musa di una vita, e l’arte.
L’amore per la pittura, quella che non esitava a definire amante scontrosa, ha resistito anche nei momenti più difficili, quando la creatività sembrava abbandonarlo, anzi si è rafforzato nelle difficoltà, superate anche grazie all’attaccamento a questa sua terra, rifugio da cui trarre beneficio fisico e artistico.
Una professione, esercitata, rigettando ogni forma di compromesso o opportunismo, nonostante la critica, o il mercato, troppo spesso, premiassero di più chi si dava in pasto alla moda del tempo più che alla vera ricerca nell’arte.
Ad arricchire e a ribadire l’unicità di questa esposizione permanente vi sono foto e documenti d’epoca, ma sopratutto dei cimeli, la tavolozza e i tubetti di colore e il cappello di Umberto, frutto di importanti donazioni fatte da persone legate da vincoli di parentela a Vittorini, mi riferisco alla famiglia Gambassi-Pensa di Busto Arsizio e Bagnoli di Pisa.
La sua arte, come tutte le cose, può piacere o no, ma nel Novecento non sono molti gli artisti che possono vantare simili esperienze e riconoscimenti.
Nessuna descrizione della foto disponibile.

Interrogativi sul Vittorini incisore

on 31 gennaio 2022 in Vittorini Umberto Commenti disabilitati su Interrogativi sul Vittorini incisore

Nonostante nuove scoperte, come i titoli delle acqueforti che riporto di seguito,  sono ancora molti gli interrogativi sul Vittorini incisore che devono trovare risposta.

Vittorini, aveva partecipato all’importante mostra fiorentina del 1911 in occasione del cinquantenario dell’unità d’Italia, ma vi aveva esposto solo opere di pittura.

Fu solo nel marzo 1913, a Roma, alla Prima Esposizione Internazionale d’arte della Secessione che nella “Sala del Bianco e Nero” presenterà le sue prime acqueforti   “Il Duomo di Pisa di notte” e “La vela bianca”.

Tra il maggio del 1913 e l’aprile del 1914, in quattro aste effettuate dall’impresa di vendite “Arte antica e moderna” diretta da Alfredo Geri a Firenze, dove si ponevano in vendita  importanti collezioni  come quelle di Augusto Jandolo di Roma, Pilade Mascelli, Angiolo De Farro e la collezione di bianco e nero di proprietà del sig. prof. Ruggero Focardi, Vittorini è presente con diverse acqueforti.

Pare un lasso di tempo troppo breve perché importanti collezionisti avessero acquistato le acqueforti di quello che allora era un perfetto sconosciuto per porle subito in vendita e trarne un profitto.

Alla successiva esposizione romana del 1914, Vittorini sarà presente con due dipinti e un monotipo.

Come e in che occasione dunque si era perfezionato l’acquisto da parte dei suddetti collezionisti?

Delle opere in asta solo “La vela Bianca” risulta aver partecipato all’esposizione romana,  a parte “Bocca del Cinquale a Forte dei Marmi”, tutte le altre oggi sono irreperibili.

“La Torre dei Giunigi a Lucca” , “Luna nell’Arno” e “La Piazza di S. Firenze”, infatti non si trovano in nessun catalogo o articolo.

Vittorini per scritto dichiara che “Ritorno all’ovile” è stata la sua prima acquaforte stampata nel 1912.

La parola “stampata” lascia aperte diverse interpretazioni, enigma non risolvibile anche perché la lastra utilizzata per la stampa non riporta incisa la data.

Sono state individuate   una decina di lastre che Vittorini avrebbe inciso tra il 1912 e il 1913

Di queste solo di “Foce del Cinquale” (1912), “Casolare nella campagna Lucchese” (1912), “Processione nel villaggio” (1913), abbiamo la certezza della data in quanto incisa sulla lastra.

Per le altre ci dobbiamo fidare della data apposta nel margine insieme alla firma, che spesso si è riscontrato coincidere con l’anno della stampa e non dell’incisione.

Restano comunque un numero elevato che lascia supporre che Vittorini abbia iniziato ad incidere prima del 1912.

Sappiamo inoltre che l’artista ha fatto un primo l’approccio con il torchio calcografico  con la tecnica del monotipo, che comunque è ben diversa dell’acquaforte.

È evidente fin da subito, una padronanza della tecnica non comune, sinonimo di un artista già formato.

Questo è confermato anche dalla critica, su Novissima Albo di arti e  lettere  del 1913, in relazione all’esposizione romana, Vittorini è segnalato tra coloro che sono esperti nella  signorile arte dell’incisione

Viene naturale domandarsi  dove abbia  imparato a fare le incisioni? Quali sono stati i suoi riferimenti?

Chi sono dunque gli artisti che ha frequentato, le persone che ha conosciuto, che lo hanno aiutato a formarsi fino a far si, che lui, diventasse in questa giovane età un incisore assolutamente provetto cioè   dotato di una speciale abilità o esperienza?

Non esistono o non ci sono pervenute, ma di questo non esistono nemmeno testimonianze, di opere precedenti alla prima di “Ritorno all’ovile” che è già un’incisione perfettamente formata.

Sicuramente in lui ha inciso la lezione fattoriana e chissà quante altre conoscenze, ma l’originalità del segno di Vittorini, non consente riferimenti precisi ad artisti a lui contemporanei.

Escludendo Gordigiani, si potrebbe supporre la frequentazione di qualcuno che faceva parte del suo entourage.

Potrebbe essere Alfredo Muller (Livorno 1869 – Parigi 1939), ma il rapporto di Vittorini con quest’ultimo, testimoniato anche da alcune lettere, è probabilmente da collocarsi successivo al  1914, quando dopo aver esposto alla Seconda Esposizione della Secessione Romana, Muller fece ritorno a Firenze da Parigi.

Potrebbe essere Arturo Faldi (Firenze 1856 – Firenze 1911) spesso ospite a Castiglioncello nella villa dei Gordigiani.

La presenza di una acquaforte inedita nella collezione di Ruggero Focardi (Firenze, 1864 – Quercianella 1934) potrebbe essere una traccia.

Tutte supposizioni in attesa di riscontro, l’unica cosa certa è che Vittorini nel 1912, a 22 anni, dimostra di  avere un mestiere già completo.

Evidentemente vuol dire che c’è stata una conoscenza, uno scambio, una informazione viva fra gli artisti che gravitavano in questa grande area della Toscana.

Il pensiero corre a  Moses Levy (Tunisi 1885 – Viareggio 1968) che all’epoca abitava a Rigoli vicino Pisa, del quale abbiamo le prime incisioni poco prima  del 1910, e con il quale in seguito Vittorini ha condiviso diverse esposizioni.

Un giovane acquafortista, che dimostra già un mestiere di questo genere così ben formato, lascia intendere che non solo ci devono essere state delle prove precedenti ma indubbiamente c’è stata una frequentazione con altri artisti perché l’incisione non è che si improvvisa, l’acquaforte poi ancora meno.

In questo campo è necessario un bagaglio tecnico importante, che comprende anche conoscere le vernici, conoscere l’acido.

C’era quindi una preparazione,  uno studio, dettato da qualcuno che a sua volta era esperto di questa tecnica, che ha consentito ad una persona così giovane di poter essere completamente formato sulla tecnica dell’incisione che è una cosa abbastanza sorprendente.

Purtroppo Vittorini non ha lasciato memorie utili a ricostruire con precisione queste vicende.

 

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Se si considera che spesso Vittorini riproponeva nelle diverse tecniche la solita “visione” probabilmente l’acquaforte “Luna nell’Arno” doveva essere speculare a questo quadro anch’esso purtroppo oggi irreperibile.

Le Acqueforti di Vittorini

on 30 gennaio 2022 in Vittorini Umberto Commenti disabilitati su Le Acqueforti di Vittorini

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Con l’immagine di questa acquaforte di Vittorini, recentemente passata in asta , che non era mai stata censita, aggiorniamo la lista delle attuali 38 acqueforti dell’artista.

I titoli delle incisioni sono ripresi da numerosi cataloghi d’epoca, purtroppo di alcune  sono oggi non reperibili e non è stato possibile avere l’immagine corrispondente.

 

Acqueforti di Umberto Vittorini

 

  1. (1912) Ritorno all’ovile dim.29×38,5
  2. (1912) La Cattedrale di Pisa dim. 22×25
  3. (1912) Il Duomo di Pisa di notte dim. 22×25 (variante della precedente)
  4. La vela bianca 0,25×0,40 (non reperita)
  5. Luna nell’Arno (non reperita)
  6. La Piazza di S. Firenze 0,29 x 0,38 (non reperita)
  7. La Torre dei Giunigi a Lucca 0,40×0,26 (non reperita)
  8. (1912) Foce del Cinquale dim. 27,5×38,5

Bocca del Cinquale a Forte dei Marmi Effetto di notte 0,25×0,38(variante della precedente)

  1. (1912) Casolare nella campagna Lucchese dim. 29,6×42,4
  2. (1912) Vecchie case (Collezione Bariletti)
  3. (1913) Processione nel villaggio dim. 29,8×28,8
  4. (1915) Un mulino in Val Corsonna – Garfagnana dim. 27,8×35,6
  5. (1917) Il mulino della Fortuna dim. 30,8×41,8
  6. La casa del solitario (non reperita)
  7. (senza data) Sera nella campagna Pisana dim. 23,4×30,8
  8. (1917) Cascinale di Vancimuglio (Vicenza) dim. 23,8×35
  9. (1921) Bacchiglione (incisa al tempo della guerra 15/18) ( ex Alluvione) dim. 24,5×31,7
  10. (1921) Paesagio dim. 28,6×40,8 copia n° 12/XX
  11. (1922) Maternità dim. 24,2×18,1
  12. (1922) Profughi di guerra 15/18 dim. 24,8×19,6
  13. (1922) Profughi dim. 32,5×24,6
  14. (1922) Asiago dim. 27,8×35,3 (Piazzetta di Conco)
  15. (1922) Paesaggio – Conco dim. 25,8×33 (Paesaggio Vicentino)
  16. (1922) Paesagio Veneto (Collezione G. Gambassi)
  17. (1922) Meati (Lucchesia ) (Collezione G. Gambassi)
  18. (1922) Casare ad Asiago (ex Paesaggio Barghigiano) dim. 27,6×36
  19. (1922) Cerasomma campagna Lucchese dim. 39,8×30,8
  20. (1923) Montuolo campagna Lucchese dim. 27,7×35,5
  21. (1925) Il Duomo di Pisa dim. 36,8×46,3
  22. (1925) Il Duomo di Pisa dim. 30×32 (apparsa in asta nel 2021)
  23. (1932) Foce dell ’Arno – Marina di Pisa (Collezione G. Gambassi)
  24. (1932) Via le belle torri – Pisa dim. 41×32
  25. (1932) Paesaggio Barghigiano dim. 31,8×40,6 copia n°2/30
  26. (1933) Il Duomo di Barga dim. 37,8×47 copia n°3/30
  27. (1933) Barga dim. 38,2×48 copia n°5/30
  28. (1935) Ponte a Porta Ticinese – Milano dim. 30,8×47,5 copia n° 2/30
  29. (senza data) Paesaggio dim. 17,2×24,5 copia n°2/20

Giuseppe Noferini

on 25 ottobre 2021 in Vittorini Umberto Commenti disabilitati su Giuseppe Noferini

Giuseppe Noferini ( Massa Marittima 1879- Busto Arsizio 1956) , era un  dirigente del cotonificio Dell’Acqua di Busto Arsizio.

Assunse un ruolo importante, dopo il trasferimento di Umberto Vittorini a Milano in quanto promosse l’artista attraverso la sua importante collezione d’arte.

Un rapporto d’amicizia consolidato oltre che con il Noferini, con sua moglie, la pittrice ligure Tilde Ferrero, della quale Vittorini curò la presentazione sul bollettino della Galleria Bardi di Milano nel febbraio 1930.

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Nel novembre 1934 alla Galleria Pesaro di Milano , venne messa in vendita parte della Collezioni Noferini, opere che ancora oggi riportano al retro l’etichetta che ne certifica la provenienza da questa prestigiosa raccolta, e tra queste anche alcune di Vittorini che poteva così farsi notare anche in questa prestigiosa vetrina.

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Tra queste questa “campagna lombarda”.

campagna lombarda

La galleria d’arte Pesaro venne fondata a Milano nel 1917 dal collezionista Lino Pesaro, in Via Manzoni.
Attività preponderante  fu l’organizzazione di aste di opere d’arte provenienti da collezioni pubbliche e private.

Destinatario dell’offerta culturale era principalmente un pubblico borghese.

 

L’attività si concluse tragicamente il 31 dicembre 1937  per il suicidio di Lino Pesaro, probabilmente per un motivo legato alla sua  origine ebrea e al clima antisemita del periodo.

Gennaio 1916

on 26 settembre 2021 in Vittorini Umberto Commenti disabilitati su Gennaio 1916

DA IL GIORNALE “IL PONTE” DI PISA DEL 9/1/19169gennaio1916